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Smorfia napoletana
La smorfia napoletana
- La piccerella (“La bambina/Donna piccola”), la bambina.
- ‘a Gatta (“Un gatto femmina”), la gatta.
- ‘o puorco, il maiale inteso sia come animale che come uomo poco gentile.
- ‘a mana, la mano.
- chella ca guarda ‘nterra (“Vagina/vulva/organi femminile”), la cosa che guarda a terra, indicazione delle parti intime femminili.
- ‘o Vaso, il vaso.
- a’ Maronna, la Madonna, a volte anche la mamma defunta.
- ‘a figliata (“Gruppo di figli”), la figliata, figli nati da una stessa gravidanza.
- ‘e fasule, i fagioli.
- ‘e suricille, i topi piccoli quelli che solitamente entrano in casa, e che si trovano nelle campagne.
- ‘o surdate, i soldati. A volte si può utilizzare questo numero pure per indicare un guerriero medievale o Samurai.
- Sant’Antonio, inteso come Sant’Antonio da Padova. Santo protettore della città di Padova.
- ‘o mbriaco, l’ubriaco molesto ma anche quello ilare.
- ‘o guaglione, l’adolescente o il ragazzo.
- ‘o culo (“Il deretani”), il culo o il sedere, principalmente riferito come “Un colpo di fortuna”.
- ‘a disgrazia. La disgrazia, abbinata naturalmente all’antico pensiero che il 17 fosse un numero sfortunato, perché tradotto in numeri romani, e letto in latino il suo significato era: Morte.
- ‘o sanghe, il sangue.
- ‘a resata, la risata molto forte.
- ‘a festa, sia religiosa che popolare.
- ‘a femmena annura (“Donna nuda/poco vestita/in topless”), la femmina nuda simbolo non di pensieri sconci, ma della bellezza molto accentuata.
- ’o pazzo (“Il pazzo/Uomo che ha comportamenti folli”), non il matto da curare, ma colui che compie azioni sopra le righe e considerate folli.
- ‘o scemo, lo scemo.
- ‘e gguardie, intese come guardie carcerarie, ma anche come i poliziotti della polizia penitenziaria.
- Natale. Il natale.
- Nanninella, derivante del nome Anna, madre della Vergine Maria.
- ‘o cantero, il vaso da notte.
- ‘e zizze, il seno o le mammelle di donna innanzitutto, ma anche di animali.
- ‘o pate d’e criature, il padre dei bambini, utilizzato per indicare l’organo riproduttivo maschile.
- ‘e ppalle d’o tenente (“Le munizioni/Colpi di pistola o di fucile”), la traduzione letteraria è le munizioni del tenente.
- ‘o padrone ‘e casa: il padrone della casa in fitto.
- ‘o capitone: l’anguilla femmina, un piatto tipico, cucinato nei tempi antichi nel periodo di natale nella città di Napoli e nei suoi comuni.
- ll’anne ‘e Cristo, l’età in cui Gesù Cristo morì in croce.
- ‘a capa, la testa.
- l’aucelluzz, l’uccellino.
- ‘e castagnelle, le castagnette che si riferiscono alla versione popolare delle nacchere spagnole.
- ‘o monaco, inteso come il monaco con la tunica ordinato.
- ‘e mmazzate, le mazzate, le percosse.
- ‘a funa n’ganna, la corda al collo: l’impiccagione, essere impiccato o impiccarsi.
- ‘a paposcia, questa è il nome per identificare l’ernia inguinale, riferito più che altro al sesso maschile.
- ‘o curtiello, questo sta per indicare solo il coltello come arma e non quello da tavola.
- ‘o caffè: naturalmente la bevanda più amata dai napoletani che ne sono maestri, il caffè.
- ‘onna pereta fore ‘o barcone: letteralmente, Donna Peretta affacciata al balcone, questa è un’immagine utilizzata per descrivere una donna pettegola e solitamente facente parte del popolo.
- ‘e ccancelle, sono le carceri.
- ‘o vino buono, il vino buono.
- ‘e denare, il denaro inteso più come moneta che come banconote.
- ‘o muorto, il morto, si rifà principalmente a un parente o un conoscente defunto da poco tempo.
- ‘o muorto che parla: una delle espressioni più famose della Smorfia, il morto che parla e colui che può dare i numeri vincenti, portare consiglio ecc… Solitamente è di buon auspicio nei sogni o di avvertimento.
- ‘o piezzo e carne: il pezzo di carne, non inteso come un taglio da macelleria, ma inteso, con una visione un po’ antica e misogina, come l’espressione per intendere una donna con un corpo prosperoso e bello da vedere.
- ‘o ppane, il pane, un alimento immancabile a tavola ieri come oggi.
- ‘o ciardino, il giardino.
- ‘a mammà. La mamma una delle figure più importanti, tenere e consolatrici nel mondo della smorfia.
- ‘o viecchio, il vecchio inteso in senso positivo come un anziano saggio e in grado di fornire consigli.
- ‘o cappiello, il cappello, segno una volta di soldi e benestare.
- ‘a museca (“La musica”), considerata principalmente la musica popolare, quella delle feste patronali e di piazza.
- ‘a caruta (“Caduta/L’atto del cadere a terra”), la caduta a terra di una persona, una caduta solitamente divertente ed esilarante.
- ‘o scartellato, il gobbo (“Colui che ha la gobba”): Una figura molto conosciuta anche questa nella Smorfia e nella superstizione in generale il gobbo si dice porti fortuna se si tocca la sua gobba.
- ‘o paccotto (“Il pacco/pacchetto”) un pacchetto che può essere un pacco della posta, o un pacco imballato.
- ‘e pile (“Peli/Peluria”) i peli maschili considerati principalmente come un vanto maschile e virile.
- ‘o lamiento (“Il lamento/ Lamentarsi “), il dolore per un avvenimento serio.
- ‘o cacciatore.
- ‘o muorto acciso, una persona morta assassinata.
- ‘a sposa: la sposa, dunque la ragazza che diviene donna e crea una famiglia.
- ‘a sciammeria, la giacca per gli eventi e le cerimonie.
- ‘o chianto, il pianto, di rammarico vero e dolore.
- ‘e doie zetelle: letteralmente le due nubili, comunque “zitelle” e dunque anziane mai sposate.
- ‘o totaro int’a chitarra, il totano nella chitarra, quest’espressione è esplicitamente rivolta all’atto sessuale tra uomo e donna.
- ‘a zuppa cotta, la zuppa cotta è un alimento che denotava la classe operaia e quella povera.
- sott’e ‘ncoppa, il sottosopra, come il numero 69 appare, anche qui il numero della smorfia si rifà a una dicotomia intesa come prettamente sessuale.
- ‘o palazzo: la casa in cui si risiede, di proprietà.
- l’ommo ‘e mmerda, l’uomo di merda inteso come una persona di cui non ci si può fidare, che ha fatto un torto, o che comunque si comporta in malo modo nella vita.
- ‘a maraviglia, la meraviglia.
- ‘o spitale, l’ospedale.
- ‘a rotta, la grotta, in particolare s’intende quella in cui nacque Gesù.
- Pulcinella figura carnevalesca, simbolo della città Napoletana, considerato anche un buon portafortuna.
- ‘a funtana, la fontana, come l’acqua metafora della vita.
- ‘e riavulille, i diavoletti.
- ‘a bella figliola, la prostituta.
- ‘o mariuolo, la persona disonesta o il ladro.
- ‘a vocca, la bocca.
- ‘e sciure, i fiori.
- ‘a tavula ‘mbandita, il banchetto, inteso come desiderio di chi vive nella povertà.
- ‘o maletiempo: il mal tempo.
- ‘a cchiesa, la chiesa come edificio e non come dogma.
- ll’aneme ‘o priatorio, il purgatorio e le sue anime.
- ‘a puteca, il negozio ma più precisamente la bottega, come un negozio di alimentari.
- ’e perucchie, i pidocchi, segno di sporcizia ma anche di povertà.
- ‘e casecavalle, i caciocavalli (formaggio), ma spesso riferito anche al seno della donna.
- ‘a vecchia, la vecchia una donna anziana, ma anche visto come il trascorrere del tempo.
- ‘a paura, la paura. Anche questo numero molto conosciuto e con vari significati nella Smorfia Napoletana.